2011/08/31

Al Jazeera pubblica I Knew bin Laden: parla chi Osama l'ha conosciuto davvero

di mother

Osama bin Laden è ufficialmente morto. Questa notizia, confermata da più fonti, ha portato quasi tutti i canali di informazione a trattare l'argomento, riassumendo in articoli e documentari le gesta del mandante degli attentati dell'11 settembre. Gli esiti di tale informazione sono stati molto diversi, specialmente laddove l'opinione del giornalista, espressa senza fatti, si è mescolata con la politica o la dietrologia.

Un canale di informazione rimasto poco osservato dai media occidentali, nel periodo della morte di Osama bin Laden, è l'emittente televisiva mediorientale Al Jazeera. Nata nel 1996 per volontà dell'emiro del Qatar, è cresciuta sempre più nel tempo fino a diventare nel 2005 una testa di ponte fra l'Occidente e il mondo arabo, grazie anche al lancio dell'edizione in lingua inglese.

In occasione della morte di Osama bin Laden, Al Jazeera ha pubblicato online svariati articoli di diversi suoi giornalisti, subissati di commenti di internauti più o meno moderati e più o meno nazionalisti. Per quanto riguarda i documentari prodotti dall'emittente araba, si mette fortemente in evidenza la pubblicazione con sottotitoli inglesi di I Knew bin Laden.

Il documentario, prodotto da Ahman Zaidan, un corrispondente di Al Jazeera, si distingue dalle decine di video sul medesimo argomento per una caratteristica di non poco conto: è basato sulle interviste rilasciate in vari anni da coloro che hanno conosciuto di persona Osama bin Laden.

I Knew bin Laden, diviso in due spezzoni e visibile sul sito di Al Jazeera o sul canale Youtube dell'emittente araba, descrive l'ascesa dello sceicco saudita, i suoi spostamenti, la sua intromissione nella politica di varie nazioni arabe, i finanziamenti dati a varie personalità politiche e altri aspetti della sua vita.


Prima parte



Nella prima parte vengono intervistati:
  • Amir Aziz: un medico che ebbe in cura Osama bin Laden nel 1999;

  • Abdel Bari Atwan: redattore di Al-Quds al-Arabi, intervistò Osama bin Laden nel 1996;

  • Hudhaifa Azzam: figlio di Abdullah Azzam, compagno di Osama bin Laden in Afghanistan nella guerra contro la Russia;

  • Ahmad Shah Ahmadzai: ex primo ministro afgano;

  • Abu Akram: combattente in Afghanistan;

  • sultano Amir Tarar (ucciso nel 2011): intelligence pachistana;

  • Kamal Halbawi: combattente in Afghanistan;

  • Umm Mohammed: vedova di Abdullah Azzam;

  • John Miller: reporter della ABC che intervistò Osama bin Laden nel 1998;

  • Khalid Khawaja (ucciso nel 2010): intelligence pachistana;

  • Ali Moher: traduttore dell'ex primo ministro pachistano Nawaz Sharif;

  • Hamid Mir: giornalista pachistano che intervistò Osama bin Laden;

  • Shoaa Khalafallah: abitante di Al-Damazin in Sudan;

  • Hamid Gul: ex capitano dell'Intelligence pachistana;

  • Robert Fisk: giornalista dell'Independent che intervistò bin Laden;

  • Scott Macleod: giornalista di Time Magazine che intervistò bin Laden in Sudan nel 1996;

  • Hassan al-Turabi: politico sudanese;

  • Burhanuddin Rabbani: ex presidente afgano;

  • Waheed Muhda: ex ufficiale talebano;

  • Oniel Adnan: cameraman che intervistò Osama bin Laden;

  • Abdullah Anas: combattente arabo in Afghanistan;

  • Mazhar Ali Khan: giornalista e fotografo che intervistò Osama bin Laden;

  • Nasser al-Bahri: guardia del corpo di bin Laden;

  • Rahimullah Yusufzai: redattore dell'International News che intervistò Ayman al-Zawahiri (per anni numero due di al-Qaeda) all'epoca degli attentati in Kenya e Tanzania.


La prima parte tratta i seguenti argomenti:
  • il mito dell'insufficienza renale;

  • la guerra in Afghanistan;

  • l'amicizia e la morte di Abdullah Azzam e la successiva radicalizzazione con frange terroriste egiziane nel 1987 (Abu Obaida, Abu Obaida al-Banshiri, Abu Hafs al-Masri, Saif al-Adel);

  • la politica in Pachistan, con il sostegno a Nawaz Sharif contro Benazir Bhutto;

  • gli anni in Sudan, fino all'attentato di Khobar e la battaglia di Mogadiscio;

  • il ritorno in Afghanistan: i contatti con il partito Hezb-i-Islami (Abdul Rasul Sayyaf, il primo ad invitare bin Laden dopo l'espulsione dal Sudan, Mohammad Yunus Khalis e Saznoor);

  • i contatti con Nawaz Sharif in occasione dei test nucleari pachistani, nel periodo della costruzione illegale delle bombe atomiche;

  • gli attentati in Kenya e Tanzania;

  • il bombardamento da parte del governo Clinton dei campi di al-Qaeda in Afghanistan (presso Khost e Kandahar), raccontato dalla guardia del corpo di Osama bin Laden (una foto tratta dal campo di al-Qaeda viene riproposta qui di seguito);

  • il messaggio inviato a Abdel Bari Atwan, redattore di al-Quds al-Arabi.





Seconda parte



Nella seconda parte di I Knew Osama bin Laden vengono intervistati:
  • Sartaj Aziz e Gohar Ayub Khan, ministri degli esteri pachistani nel governo di Nawaz Sharif;

  • Michael Scheuer: capo dell'“Unità bin Laden” della CIA;

  • Nasser al-Bahri: guardia del corpo di bin Laden;

  • Rahimullah Yusufzai: redattore dell'International News, che intervistò Osama bin Laden;

  • Sami Ul-Haq: leader di Jamiat Ulema-e-Islam;

  • Ahmad Zaidan: giornalista di Al Jazeera che registrò il discorso di Osama bin Laden del 26 febbraio 2001 riguardante la strategia di al-Qaeda;

  • Mazhar Ali Khan: giornalista e fotografo;

  • Amir Tarar (ucciso nel 2011): intelligence pachistana;

  • Hamid Mir: giornalista di Geo TV che intervistò Osama bin Laden;

  • Moinuddin Haider: ministro degli interni pachistano nel governo di Nawaz Sharif;

  • Abdul Rashid Ghazi (ucciso nel 2007): imam della Moschea Rossa in Pachistan;

  • Mufti Nizamuddin Shamzai (ucciso nel 2004): teologo giurista della moschea e madrassa Binori;

  • Mullah Dadulah (ucciso nel 2007): comandante militare dei Talebani;

  • Henry Crumpton: membro del Dipartimento di Stato USA;

  • Amir Aziz: medico che ebbe in cura Osama bin Laden;

  • Abdel Bari Atwan: redattore di Al-Quds al-Arabi.


Gli argomenti discussi in questa seconda parte sono i seguenti:
  • la trattativa del governo Clinton, con l'aiuto del Pachistan, per fare pressioni sui Talebani affinché consegnassero Osama bin Laden;

  • il dirottamento di un aereo indiano (Flight 814) con richiesta di liberazione di terroristi;

  • l'attentato alla USS Cole (12 ottobre 2000);

  • i contatti fra Osama bin Laden e il mullah Omar;

  • la partecipazione di combattenti di al-Qaeda alla guerra dei Talebani contro Massud per la conquista dell'intero Afghanistan e l'attentato a Massud su richiesta dei Talebani, il 9 settembre 2001;

  • la distruzione dei Buddha di Bamiyan;

  • gli attentati dell'11 settembre 2001, le rivendicazioni e le conseguenze politiche;

  • le armi non convenzionali (chimiche e nucleari): viene riproposta l'intervista di Hamid Mir sull'argomento insieme all'intervista a Nasser al-Bahri riguardo alla cellula di Abu Khabab.


La massa di dati e di testimonianze dirette raccolta da Al Jazeera è sicuramente di grande interesse storico. Sarà inoltre indubbiamente interessante leggere le giustificazioni creative, di fronte a queste testimonianze, di coloro che sostengono che Osama bin Laden fosse un fantoccio statunitense o addirittura che fosse morto da tempo e sostituito da un sosia di cui nessuno degli intervistati si sarebbe accorto.