2010/08/27

Gli interrogatori di Ramzi Binalshibh

di Brain_Use

È stata confermata in questi giorni l'esistenza di registrazioni video degli interrogatori cui è stato sottoposto nel 2002, in una prigione usata dalla CIA in Marocco, Ramzi Binalshibh, accusato di essere implicato nell'organizzazione degli attentati dell'11/9.

Binalshibh avrebbe dovuto anche partecipare attivamente agli attentati, ma non riuscì ad ottenere il visto per gli Stati Uniti e fu quindi sostituito da Zacarias Moussaoui.

Secondo la Associated Press, i nastri erano conservati sotto una scrivania in un ufficio della CIA fino alla loro scoperta nel 2007 e sono sopravvissuti alla distruzione di un gruppo di 92 registrazioni video di interrogatori di sospetti terroristi.

I portavoce militari sminuiscono il loro interesse, dal momento che i nastri mostrano semplicemente "un individuo" - Ramzi Binalshibh appunto - "che risponde a delle domande seduto davanti a una scrivania".

Secondo il suo avvocato, Thomas Durkin, i nastri potrebbero essere invece molto rilevanti al fine di constatare le condizioni fisiche e psicologiche al momento degli interrogatori di Binalshibh, oggi detenuto a Guantanamo Bay in attesa del processo a suo carico.

Un portavoce della CIA ricorda inoltre che le passate attività di detenzione e di interrogatorio dei sospetti da parte dell'agenzia sono state soggette ad ispezioni da parte di svariate organizzazioni governative e lo sono tuttora, ad oltre un anno e mezzo dalla fine del programma di detenzione. Ad aprile del 2009 infatti è stata dichiarata completa la chiusura dei cosiddetti "Black sites", le prigioni ove venivano detenuti i sospetti terroristi e nelle quali sono stati condotti gli interrogatori, compresi quelli divenuti poi famosi e famigerati con il metodo del waterboarding.

Anche questo episodio, come quello recente che ha visto protagonista la pubblicazione da parte di WikiLeaks di oltre 90 mila documenti di fonte militare e di intelligence e relativi al conflitto in Afghanistan, conferma quanto sia difficile, specialmente in un paese come gli Stati Uniti, evitare che le notizie trapelino sui media.

Inoltre dimostra una volta di più come la "Ricerca della Verità" poggi su ben altri pilastri fattuali, storici ed investigativi rispetto al chiacchiericcio fantasioso e ai cartoni animati dei cospirazionisti.