2015/01/30

World Trade Center: intervista con il pompiere Frank Papalia

di Hammer. L'originale in inglese è disponibile qui.

Il World Trade Center 7 è sempre stato uno degli argomenti che più ha stimolato la fantasia dei complottisti che da anni immaginano che sia stato demolito con esplosivi poiché gli incendi non sarebbero stati sufficienti a causarne il crollo. Per chiarire quanto in realtà avvenuto Undicisettembre ha raccolto la testimonianza del pompiere Frank Papalia che già in passato ha smentito le teorie del complotto e che si aggiunge agli altri racconti di pompieri e testimoni che hanno confermato che il crollo del WTC7 non ebbe nulla di misterioso.

Oltre a ciò che smentisce le teorie del complotto Papalia racconta molti dettagli toccanti e poco noti su quanto accaduto quel giorno e la sua testimonianza aggiunge un tassello importante che contribuisce a mantenere vivo il ricordo di quei tragici fatti.

Ringraziamo Frank Papalia per la sua cortesia e disponibilità.

Undicisettembre: Ci puoi fare un racconto generale di ciò che hai visto e vissuto quel giorno?

Frank Papalia: Quel giorno stavo lavorando al mio secondo lavoro. Venni a sapere che un aereo si era schiantato contro il World Trade Center, vidi l'impatto del secondo aereo in TV e inizialmente pensai che fosse un replay del primo. Quando capii ciò che stava succedendo mi resi conto che avrebbero richiamato tutti i pompieri, quindi andai nella mia stazione che era nel Queens.

Sapevamo che saremmo stati mandati sulla scena e ci arrivammo dopo che entrambe le torri erano crollate. La prima cosa che dovemmo fare, che è quella che resta costantemente in mente, fu entrare nel palazzo 5, che era uno degli edifici più piccoli a est delle Torri, di solo 8 piani. Quando la Torre Sud crollò, strappò via un pezzo del palazzo 5, che era completamente avvolto dalle fiamme dal piano terra in su. Quando arrivammo lì, c'era un capitano che era in contatto con un altro capitano che era intrappolato dentro al palazzo e ci chiese di andarlo a prendere. Entrammo nel palazzo senza attrezzi, senza respiratori. Confidavamo che il palazzo avrebbe retto, entrammo nei sotterranei e nel PATH, che era un treno sotterraneo tipo metropolitana, attraverso una scala mobile gigantesca ed entrammo nel palazzo attraverso il fumo; mentre lo attraversavamo sentivamo che sul soffitto sopra di noi crollava qualcosa, potevamo vedere il soffitto imbarcato e c'era del fuoco che cadeva sul pavimento.

Arrivammo fino a metà strada rispetto a dove era il capitano, ma qualcuno iniziò a urlare di uscire perché il palazzo stava crollando. Quindi ci volgemmo indietro e corremmo verso la scala mobile e andammo fuori. Fu la cosa più spaventosa che mi sia mai successa, non credo che avrò mai più così tanta paura. Mentre salivamo la scala mobile credevo che sarei morto; fortunatamente non successe. Arrivammo fuori, ci riunimmo e il capitano disse: “Non è il palazzo che sta crollando, è qualcos'altro fuori. Quindi tornate dentro.” Tornammo e portammo fuori il capitano intrappolato, che stava bene.

Fatto questo, abbiamo dovuto perlustrare quelle aree; fu orribile, perché trovammo parti di persone con cui lavoravamo. Io trovai la parte superiore di un uomo con cui lavoravo.

Fu un giorno terribile, vidi cose che nessuno mai dovrebbe vedere.

Ho tante cose nella testa. Nel pomeriggio eravamo nel Telephone Building, che è vicino al World Trade Center 7, e vedemmo il palazzo 7 che bruciava. So che ci sono teorie del complotto su di esso.


Undicisettembre: Cosa successe nei giorni seguenti? Hai partecipato ai lavori di ricerca e soccorso?

Frank Papalia: Non fui coinvolto tanto quanto lo furono altri, perché io ero l'autista per la mia stazione e quindi dovevo guidare il camion. Quindi mentre tutti i pompieri andavano a giorni alterni, con turni di 24 ore, io andavo ogni tre o quattro giorni; avrei voluto rimanere lì, ma non potevo, perché dovevo guidare il camion. Ci tornai il giorno seguente e stavamo cercando di trovare delle persone, cercando degli spazi vuoti nella speranza di trovare qualcuno ancora vivo. Cercavamo persone e raccoglievamo parti di cadaveri e qualunque altro oggetto che potevamo trovare. Io trovai una valigia con foto di una famiglia, le demmo alla Polizia sperando che potessero contattare qualcuno. Facemmo questo per qualche giorno.

Nei primi giorni respirammo senza nessuna apparecchiatura e respirammo tutto ciò che c'era nell'aria, perché ci dissero di non preoccuparci che l'aria era sana; in seguito ci diedero delle mascherine di carta che non stavano attaccate al viso perché l'elastico si staccava, non servivano a nulla. Per le prime due settimane circa non usammo nessuna apparecchiatura per respirare.

Nel primi giorni faceva ancora caldo e mentre cercavamo le persone un altro pompiere ci disse come fare. Guardando la pila di macerie disse “Fermatevi e cercate le mosche”, perché le mosche andavano verso i corpi, e così iniziammo a cercare le persone.

Il primo giorno prendemmo dei pennarelli e ci scrivemmo il nostro Numero della Previdenza Sociale sulle braccia e i nomi sulla divisa perché pensavamo “Se rimaniamo uccisi vogliamo poter essere identificati.”


Undicisettembre: Cosa pensi dei tuoi colleghi che si arrampicarono lungo le scale nelle Torri 1 e 2 del WTC durante l'evacuazione? La maggior parte di loro è morta, ma lo ha fatto mentre tentava di salvare delle persone che sarebbero morte al posto loro.

Frank Papalia: Ho un serio problema quando la gente mi dice “Oh, sei un eroe”, se vogliono definirmi un eroe per qualcosa d'altro che ho fatto va bene, ma non credo di essere un eroe per ciò che ho fatto quel giorno. Quelli sono i veri eroi.

Con tutto ciò che stava succedendo, persone che si gettavano dalle finestre, sono stati più che coraggiosi. So nel mio cuore che lo avrei fatto anch'io, ma quegli uomini che non ne sono usciti sapevano ciò che stava per accadere.

Sai di quei pompieri nella Scala B, giusto? Mentre scendevano nel palazzo si fermarono ad ogni piano per assicurarsi che tutti fossero usciti; sapevano che la prima torre era già crollata eppure continuarono a fermarsi. Avrebbero potuto correre fuori per salvarsi ma il loro coraggio fu eccezionale.

Questo è ciò che penso di loro: sono gli uomini più coraggiosi che possano esistere.


Undicisettembre: Questa esperienza ti ha dato una nuova visione del tuo lavoro come pompiere?

Frank Papalia: Assolutamente, al 100%. Ho sempre voluto essere un pompiere, sono diventato un pompiere e ho amato il mio lavoro. Sono intervenuto in molti incendi e incidenti d'auto perché volevo aiutare la gente. I pompieri amano il loro lavoro, è qualcosa che non si può nemmeno spiegare. Non è nemmeno un lavoro, io dico di non aver lavorato un solo giorno della mia vita. Ma dall'11/9 tutto il mondo è cambiato, non stavo più combattendo incendi perché c'era una nuova entità, che era il terrorismo. Mi sono ritirato dal servizio pochi anni fa e la formazione che ricevevamo era tutta sul terrorismo, ed è ciò che faccio adesso: insegno. Insegno in quei corsi, ora, ed è un mondo che fa paura.

Ho sempre voluto che i miei figli diventassero pompieri, ma dall'11/9 ho detto loro che non volevo più che lo diventassero, perché adesso è troppo pericoloso.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto che sostengono che l'11/9 sia stato un "inside job"? La maggior parte di queste teorie sostiene che le Torri e il WTC7 furono demolite intenzionalmente con esplosivi. Qual è la tua opinione?

Frank Papalia: Credo che quelle persone soffrano di malattie o tare mentali. Credo che siano pazzi. Ero là e ho visto le cose succedere. Ero nel palazzo accanto al 7 e l'intera parte inferiore era stata strappata via dal crollo dell'altro palazzo. L'intero edificio era in fiamme e le finestre stavano scoppiando. I palazzi non sono fatti per bruciare in quel modo, perché sono progettati in modo che in caso di incendio il sistema di idranti lo spenga, quindi non è previsto che brucino indefinitamente. Se succede, l'acciaio si ammorbidisce. L'acciaio ammorbidisce a circa 500°C. Questo è ciò che è successo, i palazzi non sono fatti per bruciare in quel modo.

La gente dice anche “Oh, i palazzi non cadono così”. Cosa si aspettano? Che cadano come nei cartoni animati?

Ho anche sentito teorie secondo le quali i costruttori avrebbero messo cariche esplosive nel palazzo in caso servissero.... suvvia, andiamo...

L'ho visto accadere: non fu un autoattentato. Due aerei si schiantarono contro quei palazzi, suvvia.


Undicisettembre: Vorrei entrare maggiormente in dettaglio sul WTC7. Lo vedesti, puoi confermare che stava bruciando fuori controllo?

Frank Papalia: Oh, assolutamente! C'era una quantità di fuoco incredibile e tutta la parte più bassa era stata strappata via. Il palazzo era gravemente danneggiato alla base. Se distruggi alcune colonne in un palazzo poni più carico sulle rimanenti, e se inizi anche a scaldarle con un incendio che va da 30 a 60 metri da un lato all'altro del palazzo il peso dell'edificio grava su un numero minore di colonne oltretutto indebolite. Non c'è modo che quel palazzo potesse rimanere in piedi.

E crollò nel modo in cui doveva crollare, anche se alcuni dicono “Oh, è crollato come crollano i palazzi quando ci sono cariche esplosive.”


Undicisettembre: Come hai reagito al fatto di essere stato testimone di una tale tragedia e poi sentire i sedicenti "ricercatori della verità" sostenere che fu tutta una messinscena?

Frank Papalia: Ero più arrabbiato all'inizio, perché li prendevo seriamente dato che ho perso molti amici quel giorno. Adesso li considero una barzelletta e molti di loro erano bambini allora, è come se io dicessi che ci fu un complotto nella Seconda Guerra Mondiale quando bombardarono Pearl Harbor. Non erano lì; non dedico più molta attenzione a questa gente.

Non credo che siano molto intelligenti. Chiunque se ne esca con idee del genere non è molto intelligente. Alcuni addirittura dicono che l'aereo non colpì e che si trattò di un'illusione ottica. Sono solo una barzelletta per me adesso. Non ci pensavo da molto tempo prima che tu me lo chiedessi.

Non puoi avere una conversazione seria con queste persone.


Undicisettembre: Hai mai incontrato qualche complottista e provato a discuterci?

Frank Papalia: C'è un detto che usiamo nella stazione dei pompieri: “Non puoi combattere un duello d'intelletto con una persona disarmata”. Non puoi avere una discussione seria con queste persone. Quindi in genere non lo faccio, non credo che sia qualcosa per cui valga la pena impegnarmi.


Undicisettembre: Conosci qualche tuo collega che crede a queste persone?

Frank Papalia: No, nemmeno uno.


Undicisettembre: L'11/9 come condiziona la tua vita quotidiana?

Frank Papalia: Sono più consapevole e nervoso riguardo al mondo. Quando si sente parlare dell'ISIS o della Siria e del fatto che i terroristi usano armi chimiche, so che qualche giorno questo succederà anche qui. La questione non è se succederà, ma quando succederà.

Sono nervoso per la mia nazione, e per tutte le nazioni buone. Globalmente sono più preoccupato di prima.


Undicisettembre: Quanto tempo ti ci è voluto prima di tornare alla normalità?

Frank Papalia: Fui promosso poco dopo e iniziai a lavorare in una Stazione dei Pompieri a Manhattan che quel giorno aveva perso tutti e provai a riportarli sulla strada giusta e a insegnare loro a prendersi cura di sé stessi fisicamente e mentalmente; finì che dovetti fare lo stesso lavoro anche su me stesso.

Mi ci volle un po', andai per un po' a fare della terapia. Mi ci volle un po', ma fu una cosa buona. Ma non so se sono del tutto recuperato.


Undicisettembre: Sei già stato al 9/11 Memorial Museum?

Frank Papalia: No. Non ne ho alcun desiderio. Alcuni miei amici sono andati un paio di volte. Ma io non ci andrò. Ho passato abbastanza tempo in quel posto. È ancora un cantiere e non voglio sentire l'odore del cemento o del taglio dell'acciaio, perché se sento ancora quegli odori – boom! Flashback! Quindi non mi sento proprio di andarci.

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